Minaccia di azioni giudiziarie: quando una richiesta di pagamento della parcella diventa estorsione?

di DAVIDE TUTINO, Avvocato penalista

La questione affrontata dalla sentenza n. 33526 del 1 agosto 2023 della Corte Suprema di Cassazione riguarda la distinzione tra l’esercizio legittimo del diritto di richiedere il pagamento di una parcella e la configurazione di tale richiesta come estorsione, attraverso la minaccia di azioni giudiziarie.

L’elemento determinante per stabilire la natura estorsiva di una richiesta di pagamento è l’intenzionalità dell’agente. La Cassazione specifica che l’elemento soggettivo dell’estorsione emerge dalla consapevolezza dell’agente di richiedere somme non dovute o manifestamente sproporzionate, impiegando la minaccia di azioni legali come mezzo per influenzare la volontà del debitore. Questa interpretazione distingue chiaramente tra l’esercizio legittimo di un diritto, in cui l’azione legale è volta a tutelare una pretesa considerata valida, e l’uso improprio del sistema giuridico per conseguire un beneficio ingiusto.

La giurisprudenza ha esaminato diversi casi in cui la minaccia di adottare misure legali, sebbene apparentemente legittima, cela in realtà obiettivi estorsivi. Per esempio, la minaccia di intraprendere un’azione legale per il pagamento di una parcella, consapevoli della sua indebita richiesta o della sproporzione dell’importo, può diventare un atto di costrizione che supera la legittima protezione degli interessi del professionista.

In aggiunta, la Corte evidenzia che l’intervento del giudice in procedimenti civili, quali decreti ingiuntivi o pignoramenti, non elimina automaticamente la possibilità di una condotta estorsiva. L’aspetto fondamentale risiede nell’utilizzo strumentale dell’azione giudiziaria non per esercitare un diritto, ma per esercitare una pressione ingiustificata al fine di ottenere un profitto illegittimo.

La sentenza n. 50652 del 19 dicembre 2023 riafferma questi principi, negando la configurabilità dell’estorsione quando l’azione legale è genuinamente diretta alla tutela di un diritto legittimo, anche di fronte a una significativa intimidazione. Questo criterio è valido purché l’azione non miri a ottenere un profitto ingiusto, sottolineando la necessità di distinguere tra la legittima esercitazione di un diritto e l’abuso del sistema legale per scopi estorsivi.

Pertanto, la minaccia di azioni giudiziarie si qualifica come estorsione quando eccede l’esercizio legittimo di un diritto, agendo come mezzo per costringere indebitamente altrui a concedere un vantaggio ingiustificato. La Cassazione stabilisce criteri precisi per valutare tali situazioni, enfatizzando l’importanza di analizzare attentamente l’intenzionalità che sottende all’azione legale e il contesto in cui essa si svolge.

Scarica la Sentenza Cass. Pen. II Sez., n. 50652/2023 (Fonte Giurisprudenza Penale)

Scarica la Sentenza Cass. Pen. II Sez., n. 33526/2023 (Fonte Banca dati giuridica One Legale)